Che atteggiamento hai verso di te? Sei un giudice spietato dei tuoi errori e delle tue mancanze? O sei una buona amica che ti consola? Se, come penso, sei più orientata alla Santa Inquisizione quando si tratta di te stessa, continua a leggere e scoprirai perché metterti al rogo non ti serve! E perché coltivare l’auto-compassione.
Primo passo: capiamo bene di cosa stiamo parlando. La parola compassione (dal latino cum patior – soffro con) ci parla di partecipazione alla sofferenza dell’altro, di un amore incondizionato e di una comunione intima con un dolore che non è proprio.
Per provare compassione per gli altri occorre anzi tutto accorgersi che stanno soffrendo. Poi rispondere al loro dolore offrendo comprensione e gentilezza senza dare giudizi. Si capisce che sono esseri umani e quindi fallibili. Ecco, ora pensa di rivolgere tutto questo verso te stessa, specialmente quando attraversi un momento difficile o hai sbagliato qualcosa o c’è qualcosa di te che non ti piace.
Avere compassione per te stessa significa prima di tutto onorare e accettare la tua umanità. Le cose non andranno sempre nel modo in cui le vuoi. Incontrerai frustrazioni, avrai delle perdite, commetterai degli errori, sbatterai contro i tuoi limiti, non sarai all’altezza delle tue aspettative. Benvenuta tra gli esseri umani! Apri il tuo cuore a tutto questo invece di combatterci di continuo e sarai sempre più in grado di provare compassione verso di te e verso gli altri.
I tre pilastri dell’auto-compassione
Kristine Neff è una ricercatrice americana che da anni si occupa del tema dell’auto-compassione.
Ne ha definito le sue tre componenti fondamentali:
- gentilezza: auto-compassione significa essere comprensive verso noi stesse quando soffriamo, falliamo o ci sentiamo inadeguate invece che ignorare il nostro dolore o flagellarci senza pietà;
- senso di condivisione: auto-compassione implica il riconoscere che la sofferenza e inadeguatezza personale fanno parte dell’esperienza umana condivisa. In altre parole, sbagliare e soffrire non accade solo a te, non sei sola;
- consapevolezza: cioè uno stato d’animo ricettivo e non giudicante in cui si osservano i pensieri, i sentimenti e le emozioni così come sono, senza cercare di sopprimerli e negarli, ma neppure senza farli diventare ostacoli insormontabili.
Cosa NON è l’auto-compassione
Non facciamo le furbette: auto-compassione non vuol dire “ok, sono stressata, quindi per essere gentile con me stessa tornerò a fare zapping sul divano e mi affogherò in un kilo di gelato“!! Questa sarebbe piuttosto una eccessiva autoindulgenza. Ricordati che essere compassionevole verso te stessa significa voler essere felice e in salute a lungo termine. Comprende anche continuare a lavorare su di te per crescere e migliorarti.
Auto-compassione non è neppure autocommiserazione: non mi piango addosso e non mi crogiolo nella mia sofferenza. Riconosco di vivere un momento difficile ma riesco a prendergli le giuste misure con quel minimo di distacco. Capisco che fa parte della vita e dunque passerà.
La compassione verso sé stesse infine non va confusa con l’autostima, anche se a una prima occhiata possono sembrare molto simili. L’autostima è il valore che ci attribuiamo. È diventato ormai un luogo comune il pensare che un livello alto di autostima sia essenziale per essere felici. Il problema è che avere un’alta autostima può facilmente sconfinare nel ritenersi superiori e migliori degli altri (narcisismo). Oppure alzare talmente le nostre aspettative da massacrarci con l’autocritica ogni volta che non rispettiamo i nostri standard elevati (auto-disprezzo). Insomma, la necessità di valutarti continuamente in maniera positiva ha un prezzo alto.
Perché coltivare l’auto-compassione
L’auto-compassione invece implica essere gentile con te stessa. Proprio quando la vita va storta o noti qualcosa di te che non ti piace. Invece di essere fredda o aspramente autocritica, coltiva l’auto-compassione. Essa riconosce che la condizione umana è imperfetta. Coinvolge il riconoscimento e l’accettazione senza giudizio delle emozioni dolorose man mano che si presentano nel tuo presente.
L’attenzione alla compassione dunque fornisce una potente motivazione per la crescita e il cambiamento e un supporto stabile e sempre disponibile nei tuoi momenti bui. Coltivare l’auto-compassione è una forma di amore e gentilezza verso te stessa. Va praticata con intenzione e con l’obiettivo di capire che davanti alle difficoltà, l’amica che ti tende una mano è molto più utile del giudice che ti critica aspramente buttandoti ancora più giù. È quella che ti fa dire: “Bimba, la vita è fatta anche di questo, tira avanti e continua a fare del tuo meglio, io ti voglio bene così come sei”.