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Come gestire le emozioni del caregiving

7 Giu, 2024 | caregiver, Crescita personale

Prendersi cura di una persona cara non più autosufficiente può suscitare emozioni complicate. Potresti avere giorni meravigliosi in cui senti un profondo senso di appagamento e connessione. E giorni difficili, pieni di sensi di colpa, dolore o rabbia, in cui speri solo che tutto finisca alla svelta. Ti può succedere anche di provare sentimenti contrastanti (come amore e risentimento) allo stesso tempo. Questo otto volante emotivo può essere davvero impegnativo e, se non presti attenzione, ti logorerà.

Non esistono due esperienze di caregiving uguali. Ciò che attiva una persona potrebbe non essere un problema per un’altra. La relazione con un genitore è ricca e complessa per via della vostra storia in comune. Quindi è importante sapere che non esiste una formula per stabilire cosa proverai o quando. E non ci sono sentimenti che “dovresti” o “non dovresti” avere. Le emozioni nascono e basta, che tu lo voglia o no.
È naturale voler evitare i sentimenti negativi e cercare di sopprimere le proprie emozioni è una strategia comune ma sconsiderata che alla lunga crea ancora più stress e malessere. Tutte le tue emozioni sono importanti e hanno uno scopo: ti motivano ad agire, ti aiutano a sopravvivere, a evitare il pericolo, a prendere decisioni, a comprendere gli altri e inoltre aiutano gli altri a capirti.
Quindi resisti alla tentazione di mettere da parte o ignorare le emozioni scomode perché la realtà è che continueranno ad esistere, ribollendo sotto la superficie e manifestandosi in altri modi: irritabilità, stress, depressione, rabbia fuori luogo o addirittura disturbi fisici come la mancanza di sonno o problemi digestivi. 
La verità è che a volte devi sederti con emozioni scomode come la tristezza prima di poter “andare avanti”. Essere tristi non significa incolpare qualcuno, non si tratta di quello che potrebbe essere, è semplicemente accettare che le cose non sono come le vorremmo e questo è doloroso per cui ha senso essere triste. Riconoscere le tue emozioni per quello che sono e imparare a gestirle e regolarle ti aiuterà a garantire che non influenzino la tua vita (e l’assistenza al tuo caro) in modo negativo.

Rabbia e frustrazione

Potresti essere arrabbiata con te stessa per non essere in grado di “risolvere” i problemi della persona amata, con il tuo caro perché “si è ammalato” o perchè non vuole aiuto, con la famiglia e gli amici che non ti supportano come vorresti o con lo stato che non dà aiuti e riconoscimento alla figura del caregiver… Nelle sue varie sfumature, da una lieve irritazione alla furia esplosiva, la rabbia è spesso presente tra le emozioni di chi assiste un genitore anziano e a volte ti può portare a dire o fare cose di cui poi ti penti.

Impotenza

Guardare il tuo caro che soffre, che giorno dopo giorno non è più un grado di compiere le azioni quotidiane, che viene trattato con sufficienza dai medici e spogliato della sua dignità è straziante e può farti sentire persa, disarmata… Vuoi aiutare, ma non sai da dove cominciare, quali domande porre o come sostenere la persona amata. A volte potresti sentire che, qualunque cosa tu faccia, non puoi migliorare le cose nè cambiare la situazione e perdi la speranza.

Paura e preoccupazione

Quando ti prendi cura di qualcuno con problemi significativi di salute ci sono innumerevoli cose di cui puoi avere paura e preoccuparti:

  • la persona amata non sarà più in grado di condurre una vita appagante
  • non ho le competenze necessarie per aiutare il mio genitore
  • vivrò per sempre in questo caos e dovrò abbandonare i miei sogni
  • l’aiuto necessario non è disponibile o la persona amata non lo accetterà mai
  • e se mi sento male io? O se sbaglio qualcosa?

L’ansia si presenta quando senti che tutto questo è fuori controllo e ti schiaccia. Ma è anche un avvertimento a prestare attenzione e a prenderti cura dei tuoi bisogni.

Dolore e tristezza

Di solito le persone pensano al dolore quando qualcuno muore, ma in realtà esso si presenta quando sperimentiamo una perdita. Quando un genitore si ammala o non è più autosufficiente, questa persona che conosci così bene cambia e questo influisce inevitabilmente anche sulla vostra relazione. Provi dolore per la perdita della vita che desideravi per te e per la persona amata, per la perdita dell’indipendenza, per i progetti rovinati, per la perdita del tuo tempo e della tua libertà. Tutto questo è un lutto in piena regola ed è normale provare dolore o sentirti triste. A volte, avrai solo bisogno di piangere. E va bene così.

Risentimento

Potresti provare risentimento perché gran parte del tuo tempo e delle tue energie sono concentrati sui bisogni della persona che assisti. Magari hai dovuto rinunciare ad alcuni dei tuoi sogni e mettere da parte i tuoi obiettivi. Potresti non essere più in grado di fare molte delle cose che ti piacevano. Potresti pensare “Perché io? Perchè proprio a me?”. E’ una palude in cui è facile sprofondare ma che non ti porta nessun vantaggio.

Senso di colpa

Questo aspetto è familiare a molti caregiver: il senso di colpa perché non stai facendo abbastanza, perché dovresti essere migliore, perché vuoi solo che finisca. Ti senti in colpa per le scelte che hai fatto e per le quali ti chiedi se hanno contribuito ad aggravare la situazione. Ti senti in colpa se perdi la pazienza o se prendi del tempo per te stessa o se vorresti solo andartene.

Anche quella del senso di colpa è una palude in cui puoi sprofondare, ma che non aiuta né te né il tuo caro. Se pensi di non fare abbastanza, immagina cosa succederebbe se tu non fossi lì: guarda la differenza che fai ogni giorno.

Solitudine

L’assistenza richiede molto tempo, il che può renderti complicato stare con la famiglia e gli amici e questo ti fa sentire isolata. Potresti anche trovare difficile avere conversazioni con gli altri perché la tua vita ruota attorno ai tuoi doveri di assistenza e, per chi non sperimenta il caregiving, può essere difficile da comprendere.

Imbarazzo

Il tuo genitore potrebbe fare cose fuori dalla norma in pubblico o vestirsi in modo inappropriato o ancora emanare odori sgradevoli o sporcarsi (specialmente se è incontinente). Potrebbe parlare a voce alta facendo commenti a sproposito o scagliarsi contro gli altri senza motivo. Potrebbero esserci momenti in cui ti senti responsabile del comportamento della persona amata e pensi che gli altri ti giudichino per le sue azioni.

Riconoscere questi sentimenti e accettare che siano assolutamente normali è il primo passo per gestirli. Per regolare le tue emozioni e non lasciare che prendano il sopravvento sulla tua vita, riconosci la loro presenza e la loro validità. Lascia che le tue emozioni seguano il loro corso naturale e cerca di non agire di conseguenza. Ascolta qual è il messaggio che ti portano e decidi il modo migliore per incorporarlo nelle tue azioni.

Considera i suggerimenti di seguito come strumenti nella tua cassetta degli attrezzi emotiva. Magari non li userai tutti i giorni, ma li avrai a disposizione quando ne hai bisogno.

Ricordati sempre che prenderti cura di te stessa significa essere un caregiver migliore. Non è egoismo. È un investimento intelligente per te stessa e per il tuo caro.

  • Accetta la tua esperienza: tutte le tue emozioni – belle o brutte o difficili – sono valide. Non puoi controllarle. E l’unica cosa che dicono di te è che sei umana. Il segreto è lasciarle vivere e cercare di non agire di conseguenza. Cerca di capire cosa scatena un sentimento e cosa vuole dirti. Potrebbe guidarti verso una soluzione.
  • Cerca supporto: non è necessario fingere che vada tutto bene. Essere una caregiver è difficile ed è giusto ricevere aiuto: parla di cosa sta succedendo, di come ti senti e di che tipo di aiuto hai bisogno. Non vergognarti di farti seguire da un professionista (coach, counselor, psicologo, psicoterapeuta) che possa darti gli strumenti migliori per gestire la situazione ed evitare di ritrovarti esaurita fisicamente e mentalmente.
  • Permettiti di esprimere le emozioni: piangi, mostra rabbia, riconosci la tua frustrazione in modo sano. Ad esempio, segui un corso di boxe, fai una corsa o un giro in bicicletta. Trova i tuoi modi per allentare la tensione e lo stress.
  • Pensa al consiglio che daresti a un’amica: fornisci a te stessa lo stesso incoraggiamento e sostegno che daresti alla tua migliore amica.
  • Rimani attiva e socievole: se il caregiving prende il sopravvento sulla tua vita, è probabile che finirai per esaurirti. Trova del tempo per gli amici, anche se si tratta solo di un tè o di una telefonata dopo che il tuo caro è andato a dormire. E continua a praticare hobby, gruppi e attività che ti danno gioia e significato.
  • Fai delle pause: pianificale, se puoi. Se la famiglia o gli amici non possono aiutarti, rivolgiti a un gruppo parrocchiale o a delle associazioni di volontariato. A volte, possono inviare qualcuno che faccia compagnia al tuo genitore mentre fai una pausa.
  • Unisciti a un gruppo di supporto: puoi trovarli online (il mio si chiama OHANA) o presenza in luoghi come ospedali, luoghi di culto, associazioni e centri per anziani. Ti danno uno spazio sicuro per parlare della tua esperienza. E puoi condividere suggerimenti con altri caregiver.
  • Prenditi cura della tua salute fisica: la tua salute fisica influisce sul tuo benessere generale, quindi non la trascurare. Anche perchè se ti ammali tu, che succede? Fai il possibile per mangiare sano, fare attività fisica 30 minuti al giorno, dormire a sufficienza, fare i controlli di routine e divertirti ogni volta che puoi.
  • Concentrati sugli aspetti positivi:  quando si ridefinisce il caregiving mettendo l’attenzione sugli aspetti positivi, è possibile evitare il burnout e la depressione. Ad esempio, potresti sentire un senso di scopo nella tua vita, vicinanza e connessione con il tuo caro, appagamento nel dare una mano a qualcuno che ami, benessere personale, soddisfazione per un progresso. Se hai dei figli, potresti essere lieta dell’esempio che stai dando loro e che un giorno potrebbe ispirarli a fare altrettanto.
Insomma, il caregiving non è solo stress, dolore e sensi di colpa!!! Può essere un meraviglioso percorso di evoluzione personale. Certo, a tratti un po’ impervio, ma con un panorama bellissimo!
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